Tuesday, 10 December 2019

#14 - La cosa come simbolo

L'origine del Maneki Neko, oltre che nella leggenda, va ricercata anche nelle stampe risalenti al periodo Meiji, e uno dei motivi della sua crescente popolarità in quel periodo è da ricercare nella sua fervente industria del sesso.
Molte case di divertimento avevano delle mensole di buona fortuna in cui venivano esposti e donati portafortuna di forma fallica, ma con l'apertura del Giappone nei confronti dell'occidente e l'istituzione del governo Mejo nel 1868, sì cercò di minimizzare la visone negativa nel mondo cristiano. Il governo proibì dunque l'esposizione di talismani sessuali.
Questa scomparsa sì accompagna alla rapida diffusione di portafortuna Maneki Neko e le stampe iniziano a raffigurare donne che chiamano con fare sornione come i gatti.

#13 - L'anatomia della cosa

Ogni Maneki Neko ha dei tratti distintivi e che devono sempre essere presenti.Il portafortuna deve portare un collarino al collo, questo sta a significare che il gatto è ritenuto membro della famiglia e non semplicemente di passaggio, in questo modo esso esercita la sua funzione benefica sulla famiglia o sul commerciante.
Il gatto deve inoltre avere una zampa alzata, appunto per invitare il cliente all'interno dell'edificio.
Oltre a questi tratti caratteristici il gatto può sedere su delle monete o dei lingotti, può tenere nella zampa libera un Koban (antica moneta giapponese) o degli striscioni con desideri di ricchezza e salute.

#12 - I materiali della cosa

Antiche rappresentazioni del Maneki Neko erano fatte di legno scolpito, pietra e metallo, in seguito si passò alla porcellana e ghisa.


Oggi i materiali più utilizzati sono la porcellana, il vetro (sopratutto se usati come bomboniera) e, ovviamente, la plastica. L'utilizzo della plastica ha reso la produzione sempre meno costosa, ma allo stesso tempo, meno esclusiva, meno preziosa. E la produzione di serie ha eliminato ogni sorta di esclusività e vena artistica ancora presente nei modelli in ceramica dipinti a mano.

#10 - I proverbi della cosa

Un proverbio legato al Maneki Neko è l'analogo Giapponese al nostro "Perle ai porci": "猫に小判" 
(Neko ni koban) moneta ad un gatto. La stessa moneta che, nel Maneki Neko, il gatto spesso tiene nella zampa sinistra, cioè un Ryo, che aveva grande valore nell'era Edo.

Un altro proverbio legato al Gatto portafortuna deriva dalla cultura cinese. I cinesi credono infatti che se un gatto si lava il muso presto verrà a piovere. La pioggia per un commerciante significa un aumento del flusso di visitatori dovuto alla pioggia.


09 - I nomi della cosa

Il 招き猫 (Maneki Neko), che si traduce in letteralmente nelle altre lingue in gatto che chiama è spesso scambiato per un portafortuna cinese.
Viene dunque spesso erroneamente chiamato "gatto fortunato cinese" o jīnmāo (gatto dorato). Il Maneki Neko è in realtà totalmente di orgine giapponese ed il suo nome in cinese è 招财猫 (zhāocáimāo) cioè gatto fortunato ed è con questo nome stato adottato dalla superstizione cinese, la Feng Shui.

Sunday, 1 December 2019

#8 - Maneki Neko (la cosa)

L'oggetto che ho scelto per rappresentare Shibuya è il Maneki Neko. Questa statuetta è uno dei portafortuna più diffusi in Giappone e, a mio parere, rispecchia al meglio la vera e propria ossessione giapponese per il gatto. 

Negli innumerevoli negozi e ristoranti da me visitati, l'immensa varietà e stranezza di prodotti mai visti era accomunata dalla presenza del Maneki Neko: il gatto, con la zampa alzata ci faceva cenno di entrare, a volte per acquistare souvenir esotici, altre per riposare le gambe e gustare calde ciotole di Soba fumanti.
Proprio questa è infatti la funzione del sornione felino: portare affari e clienti al padrone del negozio. La leggenda infatti narra come il gatto sfamato da un monaco di un tempio decaduto, avesse invitato un ricco feudatario chiamato Naotaka all'interno del tempio durante una tempesta, Naotaka, colpito dalla generosità del monaco, decise di restaurare il tempio al suo originale sfarzo e ricchezza. Alla morte del gatto il monaco eresse una statua in suo onore che lo raffigurava con la zampa alzata.