Tutto questo è partito da Shibuya uno dei quartieri cardine di Tokyo, una città che mi ha colpito per la sua modernità in perfetta armonia con la storia e la natura. La capitale, sebbene moderna, si fa culla della tradizione che non solo rimane intatta, ma soggioga la tecnica a proprio vantaggio, come dimostrato dagli oggetti analizzati. L'incredibile frenesia e distopia giapponese, messa in luce da molti libri e film, da un lato, il mito e la tranquillità dei giardini zen dall'altra. Oggetto cardine ed esso stesso incarnazione di queste facce della cultura giapponese è il Maneki Neko dal successo tale da essere stato esportato in diverse altre culture, resta legato a quella giapponese, come testimoniato dalla storia e da alcuni proverbi. In una società come quella giapponese non poteva però sfuggire all'innovazione, la tassonomia del portafortuna rivela infatti come in esso materiali, tecniche e persino usi, siano variati nel tempo. Quello che rimane però intatto è la sua simbologia ed i suoi tratti distintivi, così come anche i concetti di accoglienza e ospitalità dei quali si fa testimone fin dal periodo Edo, da cui provengono i primi esemplari, alcuni vere e proprie opere d'arte.
Il Maneki Neko oggi è ben più di un portafortuna da relegare ad una vetrina, dalle case giapponesi si è riversato in strada dove ha fatto valere il suo nome nel cinema, nella letteratura, nella musica e, ovviamente, nei manga. L'ingranamento nella cultura giapponese è tale da rivaleggiare con altri gatti dal successo mondiale come Hello Kitty e Doraemon ed essersi guadagnato non solo templi in suo onore, come il Gotokuji a Tokyo, ma anche musei, francobolli e giorni in suo nome.
Spero con questo blog di essere riuscito nell'intento di mostrare come, per ogni oggetto, si nasconda, dietro al suo ABC, un mondo fatto di dettagli e collegamenti pronti ad essere colti, basta allungare la zampa.
Dario Buongarzone
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